Obesità, patologia dell'organo adiposo

L’obesità è una malattia caratterizzata da un accumulo eccessivo di grasso corporeo ed è gravata da una serie di complicanze.

Diverse Istituzioni a livello mondiale sottolineano che l’obesità è una malattia de facto.

La World Obesity Federation (WHO) prende posizione sul fatto che “l’obesità è un processo patologico cronico, recidivante e progressivo e sottolinea la necessità di un’azione immediata per la prevenzione e il controllo di questa epidemia globale“.

L’American Medical Association (AMA) riconosce “l’obesità e il sovrappeso come una condizione medica cronica e un problema urgente di salute pubblica… e si adopera per il riconoscimento di interventi sull’obesità come servizi medici essenziali”.

La Food and Drug Administration  (FDA) sostiene che “l’obesità è un rischio cronico recidivante per la salute, definito dall’eccesso di grasso corporeo”.

Per Obesity Canada (OC) “l’obesità è una malattia cronica caratterizzata da un eccesso di grasso corporeo che può minacciare o compromettere la salute. ”

L’European Association for the Study of Obesity (EASO) definisce l’obesità come “una malattia progressiva, che ha un impatto pesante sia sugli individui che sulla società; è ampiamente riconosciuto che l’obesità è la porta d’accesso a molte altre patologie…”

Infine European Medicines Agency (EMA) afferma che “l’obesità è riconosciuta come una condizione clinica cronica e si ritiene che sia il risultato di interazioni tra fattori genetici, metabolici, ambientali e comportamentali, ed è associata a un aumento della morbilità e mortalità”.

L’obesità è una patologia caratterizzata da una serie di sintomi prominenti

A differenza di molte altre patologie metaboliche (vedi ipertensione, diabete, dislipidemia, steatosi epatica, insufficienza renale cronica), l’obesità si caratterizza per una serie di sintomi che possono essere usati per motivare nell’aderenza alla terapia e per valutare la sua efficacia. Questi sintomi sono riconducibili all’interno di tre categorie:

  • appetito;
  • performance fisica;
  • disforia.

Principali sintomi correlati con appetito, fame, sazietà

  • Fame eccessiva e spesso incontrollabile, dalla quale deriva un atteggiamento iperfagico;
  • incapacità a raggiungere il senso di sazietà a seguito dell’assunzione del pasto;
  • preoccupazione (fino all’ossessione) relativa alla preparazione dei pasti (food noise – articolo scientifico di riferimento).

Tutti questi suntomi si azzerano a seguito dell’assunzione di farmaci anti-obesità, già in una fase iniziale e a prescindere dalla perdita del peso corporeo.

Principali sintomi correlati alla performance fisica

  • Dispnea, ovvero la difficoltà a respirare a seguito di un minimo sforzo fisico e in assenza di patologie cardiache o respiratorie;
  • difficoltà ad eseguire le normali mansioni della vita quotidiana (rassettare la propria stanza, curare l’igiene personale, fare la spesa);
  • perdita della coordinazione a seguito dell’alterata forma fisica e dello spostamento del baricentro con il rischio di andare incontro ad infortuni.

Sono sfide che affrontate tutti i giorni e tante volte al giorno minano alle fondamenta la forza di volontà.

Obesità e disforia

Come recita l’enciclopedia Treccani

la disforia è un disturbo dell’umore affine agli stati di depressione e di irritazione, nel quale ha una particolare importanza l’orientamento verso tonalità spiacevoli; può essere associata ad ansia, a forte irritabilità e a comportamento impulsivo.

Nel caso dell’obesità, la depressione, il disturbo d’ansia, l’isolamento sociale e i disordini alimentari possono essere favoriti nel momento in cui si sperimenta lo stigma, la discriminazione, l’esclusione sociale. Grande è, inoltre, per il paziente affetto da obesità il senso di frustrazione che deriva dal seguire una dieta senza successo. La dieta è uno dei pilastri terapeutici ma se utilizzata come unica terapia le probabilità di fallire sono altissime.

Un approccio terapeutico multidisciplinare e non stigmatizzante può portare ad un precoce miglioramento dello stato disforico.

La quantità di grasso corporeo è regolata fisiologicamente

Pensa alle tante e consistenti variazioni della quantità totale di grasso a cui andiamo incontro nel corso degli anni. I fenomeni più macroscopici per quanto dettati dalla nostra fisiologia sono:

  • la perdita, nel corso dei primi anni di vita, del grasso presente alla nascita (non solo del grasso di deposito ma anche del grasso bruno il cui scopo è quello di termoregolare);
  • l’aumento del grasso in epoca puberale (vedi la comparsa dei fianchi e del seno nelle ragazze);
  • l’aumento del grasso corporeo nelle età più mature con contestuale perdita della massa muscolare;
  • l’aumento del grasso corporeo in epoca peri e post-menopausale con sensibile aumento delle circonferenze centrali (vita, addome).

Se tutte queste variazioni possono essere considerate fisiologiche, l’obesità al contrario è una regolazione inappropriata del grasso corporeo. I fattori che agiscono per portare a questa disregolazione sono molteplici. Potremmo citare:

  • il consumo abituale di alimenti ultraprocessati;
  • l’atrofia muscolare;
  • lo stress cronico;
  • la deprivazione del sonno;
  • l’alterazione dei bioritmi circadiani;
  • l’uso di farmaci obesogeni.

Nel complesso si parla di ambiente obesogenico moderno (modern obesogenic environmenthttps://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36866484/).

Non è l’iperfagia a causare l’obesità… al contrario è l’obesità che causa iperfagia

Cambiare il punto di osservazione di un fenomeno cambia inevitabilmente la prospettiva. Cambiare prospettiva apre la via alla consapevolezza e a nuove strategie terapeutiche. Se sei nel peso forma (e magari stai leggendo questo articolo per aiutare un amico, un figlio, il partner) e rifletti su quanto sia facile per te gestire fame e sazietà, allora devi sapere che la fame che sperimenti tu non ha nulla a che fare con la fame esperita dal paziente con obesità.

In presenza di un’alterazione funzionale dell’organo adiposo, ingrassare è la soluzione, provare una fame insaziabile è la soluzione.

Se è vero questo è vero anche che mangiare meno non risolve la condizione di obesità, mentre curare l’obesità di per sè porta a mangiare meno.

Il modello di cura più diffuso ha come pietre angolari dieta ed esercizio fisico. Può bastare? Di fatto la costante crescita della prevalenza e dell’incidenza di sovrappeso e obesità da quando diamo indicazioni sul mangiare meno e muoversi di più dimostra la fallacia di questo approccio terapeutico.

Dieta e attività fisica mantengono la loro importanza, ma se non supportati da un trattamento farmacologico volto ad agire sulla patologia dell’organo adiposo, sortiscono effetti estemporanei. Si perde peso e poi inevitabilmente si torna ad ingrassare.

Conclusioni

  • L’obesità è a tutti gli effetti una patologia.
  • Da essa derivano altre patologie che potremmo definire complicanze dell’obesità.
  • Per questo noi medici dobbiamo riconescerla, rispettarla, trattarla e (meglio ancora) prevenirla come si fa in genere con le patologie.
  • Il percorso di cura richiede prima di tutto il superamento di convincimenti infondati (“mangi troppo e per questo ti sei ammalato di obesità”, oppure, “ricorrere ai farmaci o alla chirurgia bariatrica è un fallimento”), dello stigma e del senso di colpa.

 

 

 

 

 

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