Le malattie cardiovascolari sono in costante aumento. L’infarto acuto del miocardio è tra le principali cause di morte nella popolazione adulta. Le strategie terapeutiche fin qui messe in campo consistono nel controllo dei lipidi plasmatici, della glicemia e dei valori pressori.
Ma l’ipotesi che va trovando sempre più conferme in ambito scientifico è che possa esistere un link tra cuore ed intestino. Se davvero esiste un gut-heart link lo scenario terapeutico potrebbe ampliarsi.
Una recente metanalisi basata su studi di coorte ha confermato l’associazione tra elevati livelli ematici di TMAO ed il rischio di eventi avversi cardiovascolari (Major Adverse Cardiovascular Events, MACE). Il TMAO o ossido di trimetilammina è un metabolita prodotto dalla flora batterica intestinale a partire da colina, L-carnitina o betaina. In primis i batteri intestinali producono trimetilammina poi questa molecola viene ossidata a TMAO dall’enzima flavin-monossigenasi 3 presente a livello epatico.
Gli scienziati del Dipartimento di Epidemiologia della Tulane University (New Orleans, LA) hanno voluto valutare complessivamente i dati provenienti da 19 studi di coorte condotti per la gran parte negli Stati Uniti ed in Europa per un totale di 20.000 partecipanti (qui il link all’articolo full text).
Se confrontati con i soggetti che presentavano più bassi livelli di TMAO, quelli con concentrazioni più elevate avevano un rischio aumentato del 62% di andare incontro a gravi eventi cardiovascolari e del 63% per mortalità da tutte le cause! Sembra che ci sia una relazione dose-dipendente tra le concentrazioni di TMAO ed il rischio cardiovascolare. Il TMAO agisce inoltre in maniera indipendente rispetto agli altri fattori di rischio. Questo significa che possiamo sforzarci di mantenere nella norma i nostri livelli di colesterolo, possiamo assumere farmaci per controllare i valori di glicemia, possiamo pensare di dimagrire se sovrappeso… ma se i livelli di TMAO si mantengono alti allora si manterrà alto anche il rischio di sviluppare condizioni potenzialmente mortali.
Bisognerebbe chiarire meglio quali sono i range di normalità per la concentrazione ematica di TMAO e capire anche se può esistere una relazione tra la dieta (e l’eventuale integrazione) e la concentrazione di ossido di trimetilammina. Una volta chiariti questi aspetti si passerà dalla ricerca di base all’applicazione clinica. Ben presto disporremo di nuove armi per combattere le tanto temute malattie cardiovascolari.
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