Dalla soia è possibile ricavare un latte vegetale con buone caratteristiche nutrizionali. L’uso di questo latte si è andato diffondendo sempre più da quando sono emerse le problematiche relative al latte vaccino. L’opera di T. Colin Campbell con il suo “The China Study” ha dato un grande contributo al boom del latte alternativo.
Ma sarà tutto oro quello che luccica?
Soia, sostanze allergizzanti e fitoestregeni
Uno dei principali problemi della soia è la presenza di sostanze allergizzanti (i tre principali determinanti antigenici sono Gly m BD 30 k, la subunità alfa della conglycinina e Gly m Bd 28 K, come metteva già in evidenza T. Ogawa in un lavoro del 1991). L’altra grande caratteristica della soia è la presenza di interferenti endocrini (endocrine disruptors). Si tratta dei fitoestrogeni (ginesteina, daidzeina, gliciteina).
Ad essi si attribuiscono proprietà antiossidanti assieme alla capacità
- di modulare i disturbi legati alla menopausa,
- di ridurre il rischio cardiovascolare abbassando la pressione arteriosa e migliorando l’assetto lipidico plasmatico ,
- di ridurre l’incidenza dei tumori della mammella, dell’endometrio e dell’ovaio,
- di contrastare l’osteoporosi.
La maggior parte dei fitoestrogeni è complessata con molecole zuccherine e in questa forma risulta inattiva. I microrganismi presenti nel lume intestinale sono in grado di convertire i fitoestrogeni alimentari in sostanze attive rompendo il legame con lo zucchero. Si comprende allora come tutti i fattori che contrastano lo sviluppo della microflora intestinale (vedi antibiotici) siano pure in grado di contrastare gli effetti positivi dei fitoestrogeni.
I fitoestrogeni della soia e la loro attività pro e anti-estrogenica
I fitoestrogeni della soia sono simili al 17-beta estradiolo. In virtù di questa loro analogia strutturale competono con gli estrogeni ovarici per gli stessi siti recettoriali, ma rispetto a questi hanno una capacità di attivazione del recettore mille volte inferiore. Ed è per questo che i fitoestrogeni hanno allo stesso tempo attività pro-estrogenica ed anti-estrogenica. Quando infatti i livelli di 17-beta estradiolo sono bassi i fitoestrogeni ne vicariano la funzione stimolando anche se debolmente gli specifici recettori. Quando invece il titolo degli estrogeni endogeni è troppo alto i fitoestrogeni che occupano gli stessi siti recettoriali riescono ad elicitare una reazione che è mille volte inferiore a quella degli steroidi ovarici. In questo senso ne riducono sensibilmente l’azione.
Latte di soia, a chi sconsigliarlo?
Il latte di soia va sconsigliato alle madri in gravidanza, in corso di allattamento e alla bambine in età prepubere. Alcuni studi documentano infatti l’avvento precoce del menarca nel caso in cui sia stato fatto, nel corso dell’infanzia, un abbondante uso di latte di soia.
Va sconsigliato alle donne con tumore della mammella o con familiarità per questa condizione. Il 70% dei carcinomi della mammella esprime recettori per gli estrogeni. La terapia adiuvante si basa di fatto sull’utilizzo di farmaci che riducono la stimolazione di questi recettori (vedi tamoxifene). La soia, con il suo carico di fitoestrogeni, va dunque evitata per quanto una serie di lavori scientifici documenti la minore incidenza di tumore della mammella nelle popolazioni orientali. Questo dato epidemiologico è stato messo in relazione con l’elevato consumo di soia e di prodotti da essa derivati. Ma estendere questo assunto anche alle popolazioni occidentali rischia di essere una manovra del tutto arbitraria. Del resto gli orientali mangiano soia sotto forma di natto, miso e tempeh. Si tratta in tutti e tre i casi di alimenti fermentati. Noi al contrario mangiamo la soia sotto forma di cibi industriali.
Anche il latte di soia è un alimento industriale e potrebbe contenere in alcune formulazioni zuccheri semplici e olio di semi di girasole.
Il consiglio potrebbe essere allora quello di preparalo in casa seguendo questa semplice ricetta
- sciacquare i fagioli di soia gialla e metterli in ammollo in abbondante acqua per almeno dodici ore;
- frullarli con una parte d’acqua fino ad ottenere un liquido denso ed uniforme;
- fare bollire a fuoco basso per 20 minuti circa mescolando ogni tanto;
- filtrare il liquido attraverso un telo dopo averlo fatto raffreddare.
Bibliografia
Adgent MA et al. Early-life soy exposure and age at menarche. Paediatr Perinat Epidemiol 2012.
Lascia un commento