Avete appena finito di gustare una bella cena al ristorante. Vi è stato servito un invitante timballo a base di melanzane e tonno e non avete potuto fare a meno di bere qualche bicchiere in più dell’aromatico vino bianco, freddo al punto giusto.
Anche il dopo cena non sarebbe stato da meno se non aveste cominciato a soffrire di un intenso mal di testa mentre il battito cardiaco accelerava e il corpo si ricopriva di bolle.
Al pronto soccorso siete stati trattati con trimetron e bentelan e qualcuno dei medici che vi ha assistito ha accennato all’intolleranza alimentare all’istamina come possibile diagnosi. L’intolleranza all’istamina nasce da uno squilibrio tra i livelli di istamina presenti (valori normali a livello ematico 0,3-1,0 ng/mL) e la capacità del nostro organismo di degradare questa sostanza. Si tratta di un’amina biogena con il ruolo di mediatore chimico dell’infiammazione sintetizzata dall’L-istidina decarbossilasi piridossalfosfato-dipendente a partire dall’aminoacido istidina. Viene prodotta da mastociti, basofili, piastrine, neuroni istaminergici, cellule enterocromaffini e conservata all’interno di vescicole che liberano il loro contenuto nello spazio extracellulare sotto l’azione di diversi stimoli. Così ad esempio la degranulazione dei mastociti si realizza a seguito del legame di uno specifico allergene con il recettore di membrana FcεRI. Il rilascio di istamina avviene però anche sotto l’azione di stimoli non immunologici quali i neuropeptidi, alcuni fattori del complemento (C3a e C5a), le citochine, l’iperosmolarità, le lipoproteine, le adenosine, l’ipossia, alcuni fattori chimici e fisici (temperature alte, traumi) e infine l’alcool e certi alimenti.
Tra i più ricchi in istamina vanno citati sgombro , aringa, sardine, tonno, alcuni formaggi (gouda, camembert, cheddar, emmental, parmigiano), salumi, crauti, spinaci, melanzane, ketchup, vino rosso, vino bianco, birra e champagne.
In condizioni fisiologiche l’istamina alimentare viene rapidamente degradata dalle ammino ossidasi. Il problema interviene in quelle persone con una scarsa attività di detossificazione. La DiAmina Ossidasi (DAO) è il principale enzima coinvolto nel catabolismo dell’istamina. Si tratta di una proteina secretoria e quindi in grado di spazzar via l’istamina dallo spazio extracellulare. Un altro importante enzima in grado di inattivare l’istamina è l’N-metiltransferasi. Come proteina citosolica, l’N-metiltransferasi è in grado di degradare l’istamina presente nello spazio intracellulare. L’ingestione di alimenti particolarmente ricchi di istamina, magari in associazione ad alcool o a farmaci capaci di bloccare l’attività delle DAO, può provocare la comparsa di una serie di sintomi quali diarrea, emicrania, rino-congiuntivite, asma, ipotensione arteriosa, aritmia, orticaria e prurito generalizzato (3).
Allo scopo di ridurre la frequenza e la gravità dei sintomi è d’obbligo attenersi ad una dieta a basso carico di istamina (histamine-free diet) mentre la soluzione d’emergenza consiste nell’assunzione di antistaminici e nei casi più gravi di cortisonici. Poiché però i sintomi sono estremamente eterogenei spesso l’intolleranza alimentare all’istamina non viene prontamente diagnosticata. Di fatto quando il corredo dei sintomi sopra menzionati si presenta dopo un pasto ad alto contenuto in istamina e non vi è già una diagnosi di allergia alimentare, il clinico dovrebbe avere un alto sospetto di intolleranza all’istamina.
Note bibliografiche
1. Silla Santos MH. Biogenic amines: their importance in foods, Int J Food Microbiol 1996;29:213-31
2. Vlieg-Boerstra BJ, et al. Mastocytosis and adverse reactions to biogenic amines and histamine-releasing foods: what is the evidence? Neth J Med 2005;63:244-9 3.
3. Maintz L, Novak N. Histamine and histamine intolerance. Am J Clin Nutr 2007;85:1185-96
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