Ulcera peptica, reflusso gastroesofageo e altri disordini gastrointestinali acido-correlati sono spesso trattati con inibitori di pompa protonica (PPIs, Proton Pump Inhibitors). Si tratta di farmaci che contrastano la formazione dell’acido cloridrico a livello dello stomaco e che non sono scevri da effetti collaterali. Stupisce allora il fatto che il pantoprazolo sia disponibile in farmacia come medicinale di automedicazione. Di fronte al “bruciore di stomaco” chiunque può decidere di assumerlo senza dover consultare il proprio medico!
Ma quali sono i rischi che si corrono se si fa un uso cronico di questi farmaci?
– Ridotto assorbimento di vitamina B12, di magnesio, di ferro e di calcio (con conseguente aumentato rischio di fratture);
– Aumentato rischio di infezioni gastrointestinali e di polmonite soprattutto nei pazienti con fattori di rischio concomitanti (pazienti ospedalizzati e in terapia antibiotica)
– Aumento della propensione alla gastrite atrofica nei pazienti positivi per l’H. pylori e trattati con omeoprazolo a lungo termine (l’atrofia gastrica è uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo dell’adenocarcinoma).
Fin qui non erano ancora stati studiati gli effetti di questi medicinali sul microbiota intestinale. In un recente articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Gut (che in inglese significa *Intestino*) Jackson et al. hanno studiato la relazione tra PPIs e composizione della flora microbica intestinale (ovvero del *microbiota*).
Lo hanno fatto analizzando i campioni fecali di 1827 gemelli in buono stato di salute (Twinsk cohort). E alla fine hanno trovato una riduzione della diversità e dell’abbondanza dei nostri commensali intestinali nei soggetti che facevano uso di PPIs. Negli stessi individui si trovava a livello dell’ambiente intestinale un più alto numero di batteri provenienti dal cavo orale e dal tratto gastrointestinale superiore (in particolare si notava un significativo aumento delle Streptococaceae).
Gli Autori ipotizzano che i cambiamenti osservati a livello del microbiota possano essere attribuiti all’indebolimento della *pH-barrier* tra l’alto e il basso intestino. Si potrebbe pensare che questo cambiamento possa essere causa dell’aumentata incidenza di infezioni intestinali in chi fa un uso cronico dei PPIs.
Questa osservazione dovrebbe indurre una certa cautela nella prescrizione e nell’autoprescrizione di questi farmaci!
Jackson MA et al. (2015) Proton pump inhibitors after the composition of the gut microbiota.
Gut doi:10.1136/gutjnl-2015-310861
Lascia un commento