Mia nonna ha 102 anni, è una donna minuta con il viso tondo ed il sorriso gentile da persona saggia. Ricordo quando partiva dal paese per venirci a trovare con le sue immancabili buste cariche di biscotti. Li divideva in parti eque tra i tre figli tanto che mio nonno, scherzando, le diceva che sarebbe stato meglio pesarli. Non che le mancasse la bilancia. Erano stati entrambi agricoltori. Mia nonna, piccolina com’era, se ne tornava dalla campagna con un’enorme cesta sulla testa. Dentro ci potevi trovare ortaggi e frutta di stagione, funghi porcini quand’era il periodo e una bilancia di quelle antiche che ora si trovano a comprare su Ebay. Si vendeva quello che si poteva ai villeggianti e ai compaesani.
Durante l’estate eravamo soliti passare qualche mese al paese. Ogni volta che andavo a trovarla era impossibile tornarsene senza uno dei suoi biscotti in mano. Attraverso quei biscotti passava tutto il suo affetto.
La ricetta originale prevede
- 3 uova
- 200 grammi di zucchero
- 80 ml di latte
- 150 ml di olio di semi
- 1 bustina di vaniglia
- 1 bustina di bicarbonato di ammonio
- 600 grammi di farina tipo 00
- la buccia grattugiata di un limone.
È una ricetta antica, non al passo coi tempi. Oggi vanno di moda le ricette “senza”. Se volessi creare una “ricetta sana” dovrei togliere le uova, lo zucchero, il latte e la farina raffinata dovrebbe essere sostituita con una integrale. Rinuncerei così a uno dei sapori più dolci della mia infanzia perché tra gli ingredienti c’è anche l’amore di una nonna per i suoi nipoti.
Tutti noi abbiamo ricette come questa. Poco importa che non si tratti di ricette “sane” secondo i canoni odierni. Sono arrivate fino a noi anche in virtù dei legami affettivi e io sono convinta che questi piatti facciano bene proprio perché contengono amore.
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