Vi racconto una storia… Nel 1983 con la scoperta dell’Helicobacyter pylori è avvenuta una piccola rivoluzione. “Questo microrganismo sconosciuto fu scoperto da un patologo australiano altrettanto sconosciuto, Robert Warren, che a sua volta sollevò l’interesse di un giovane collega ancora più sconosciuto, Barry Marshall, il quale documentò che questo batterio si riscontrava in maniera notevole nelle biopsie dello stomaco di persone con ulcere duodenali e infiammazioni gastriche. Marshall teorizzò che in realtà questo batterio causasse le infiammazioni e le ulcere, ma quando lo annunciò al mondo (gastroenterologo) in una conferenza per poco non gli risero dietro. Le ulcere erano causate da diete, fattori genetici, stress – non da batteri! Lo sapevano tutti. Per di più, poiché lo stomaco è così incredibilmente acido per via dell’acido cloridrico dei succhi gastrici, nessun batterio poteva sopravvivere in quell’ambiente. Per anni si era teorizzato che lo stomaco fosse un ambiente sterile e che qualsiasi batterio saltasse fuori era dovuto semplicemente alla contaminazione di qualche sciatto patologo” (dal bellissimo libro di Robert M. Sapolsky “Perché alle zebre non viene l’ulcera?”). Osteggiato dalla gran parte dei suoi colleghi Marshall arrivò addirittura ad ingerire il batterio pur di dimostrare la sua teoria.
Sapete tutti come è finita questa storia, con il Nobel per la Medicina ai due scienziati australiani per aver scoperto l’Helicobacter pylori ed il suo ruolo nel determinismo della gastrite e dell’ulcera peptica.
A questo punto tutti, medici e pazienti, sanno che lo stomaco non è sterile ma non tutti sanno che l’Helicobacter pylori non è da solo!
Già nel 19° secolo Louis Pasteur diceva “life without bacteria would be impossible”, la vita senza batteri non sarebbe possibile. Non potevamo però pensare che nello stomaco potesse esserci qualche forma di vita per via della forte acidità, del reflusso di acidi biliari dall’intestino, dello spessore dello strato mucoso, della peristalsi gastrica e per finire per via della presenza di ossido nitrico, potente agente antimicrobico. D’altra parte quando si tentava di isolare qualche forma di vita da biopsie gastriche non ne usciva fuori niente. La ragione era legata ai limiti dei metodi di isolamento e di coltura in vigore fino a qualche tempo fa. È ovvio che per la comunità scientifica dell’epoca il fatto che dalle colture non crescesse niente era solo un’ulteriore conferma del dogma dal quale si partiva: lo stomaco è sterile!
Con l’avvento delle tecniche di biologia molecolare (vedi soprattutto sequenziamento del DNA codificante per il componente rRNA 16-S delle particelle ribosomiali e tipizzazione ribosomica) è stato possibile però arrivare ad identificare e classificare, fino a livello di specie, i batteri che popolano il nostro stomaco.
Così per esempio è stato possibile verificare che negli stomaci di soggetti H. pylori negativi non ritroviamo batteri dei phyla Proteobacteria e Bacteroides (che poi abbondano in chi consuma una dieta occidentale ricca di carne e di cibo industriale) mentre sono abbondanti i generi Streptococcus e Prevotella (in genere molto ben rappresentato in chi si attiene ad un’alimentazione ricca di verdure).
Sulla base di queste e di altre evidenze scientifiche mi sembra logico poter dire che gastrite ed ulcera sono causate da dieta, stile di vita, stress, farmaci e disbiosi gastrica. Trattare la gastrite da H. pylori ricorrendo solo alla terapia eradicante equivale a limitarsi a trattare un solo aspetto con la certezza che il problema tornerà finché non si scelga di agire all’unisono su tutte la cause. Il problema è che dopo aver abbandonato il dogma ed esserci convinti che la colpa è dell’H. pylori ci siamo dimenticati che la gastrite è un problema complesso.
Se poi si finisce con il trattare il sintomo (acidità) ricorrendo in maniera frequente agli inibitori di pompa protonica (farmaci antiacido) bisogna sapere che questi sono causa di una grave alterazione del microbiota gastrico. Quando viene meno la barriera legata al pH (pH-barrier) batteri provenienti dal tratto oro-faringeo e dall’intestino finiscono con il colonizzare lo stomaco.
Bisognerebbe comprendere a questo punto che tipo di conseguenze possa avere per la nostra salute la presenza nella cavità gastrica di specie batteriche che non dovrebbero esserci. C’è molto ancora da studiare ma siamo sulla strada giusta.
Bibliografia
- Robert M. Sapolsky. Perché alle zebre non viene l’ulcera? Orme Editori.
- Li XX et al. Bacterial microbiota profiling in gastritis without Helicobacter pylori infection on non-steroidal anti-inflammatory drug use. PLoS One 2009.
- Sanduleanu S et al. Non-Helicobacter pylori bacterial flora during acid-suppressive therapy: Differential findings in gastric juice and gastric mucosa. Aliment Pharmacol Ther 2001.
Ciao dottoressa,
Sono Adriana, la seguo con tanto interesse.
Vorrei fare una domanda, e possibile eliminare il batterio Helico mangiando solo alcune cose? Senza prendere gli antibiotici.
Grazie.
Cara Adriana, vedo che mi segui con interesse. La terapia eradicante è in realtà l’unico approccio terapeutico. Una volta eliminato il batterio il fatto di seguire un’alimentazione corretta può impedire l’insorgenza di recidive. Oltre ad essere causa di gastriti l’infezione da H. pylori può essere alla base di degenerazioni (adenocarcinoma gastrico). Vale la pena ricorrere alla terapia farmacologica. Un caro saluto, Roberta