L’insulino-resistenza è una condizione frequentemente associata all’obesità e comporta un rischio aumentato di andare incontro a diabete mellito di tipo 2, ipertensione e malattie cardiovascolari. Negli ultimi anni si è individuato nell’infiammazione sistemica di basso grado (low-grade chronic inflammation) il critical link tra obesità e malattie. L’aumento del grasso corporeo si associa infatti ad un’aumentata espressione di geni pro-infiammatori quali quelli che codificano per il Tumor Necrosis Factor (TNF-α) e per l’Interleuchina-6 (IL-6).
Spesso l’infiammazione di basso grado è alimentata da uno sbilanciamento della flora microbica intestinale. In caso di disbiosi le endotossine prodotte dai batteri patogeni possono essere veicolate a livello sistemico viaggiando assieme ai chilomicroni. Se l’intestino è danneggiato al punto da divenire permeabile (sindrome dell’intestino poroso o leaky gut syndrome) le endotossine raggiungono la sottomucosa e vengono portate al fegato che dovrà smaltire questo carico tossico. Quando questo fenomeno persiste il fegato tende ad essere meno efficiente nel suo lavoro di spazzino. Sotto il carico continuo di molecole ad azione pro-infiammatoria tende a diventare steatosico (grasso) e poi addirittura fibrotico (questa condizione può evolvere fino alla cirrosi). Parallelamente aumenta la nostra possibilità di sviluppare obesità, diabete e malattie cardiovascolari.
Come è possibile che l’ambiente intestinale possa avere responsabilità così grandi in merito alla nostra salute? Tutto è legato all’infiammazione che “tracima” dai confini intestinali per interessare gli altri distretti. Ci sono alcuni aspetti che hanno a che fare con l’immunità innata. Il nostro Sistema Immunitario ha il nobile compito di proteggerci dalle infezioni attaccando i germi patogeni ed eliminando le cellule infettate. Lo fa attraverso cellule in grado di distinguere il self dal non self (ad esempio la cellula sana da quella virosata) e di uccidere tutto ciò che non ci appartiene. Quando frammenti di batteri patogeni “gocciolano” al di sotto di una mucosa intestinale divenuta permeabile il nostro Sistema Immunitario Innato non può non intervenire. I recettori della famiglia Toll-like (Toll-like-receptors, in sigla TLRs) giocano un ruolo chiave nell’ambito dell’immunità innata. Particolarmente rilevanti in ambito di obesità ed infiammazione sono i TLR-2 e i TLR-4 ampiamente espressi a livello dei macrofagi e del tessuto adiposo. Una volta attivati questi recettori avviano un meccanismo di trasduzione del segnale che attraverso un particolare fattore di trascrizione (NFkB) porta all’aumentata sintesi di molecole pro-infiammatorie (TNF-α e IL-6). Così ad esempio l’attivazione del TLR-4 a livello dei macrofagi reclutati nel tessuto adiposo promuove l’infiammazione che a sua volta riduce la sensibilità all’insulina.
Dunque la disbiosi porta all’infiammazione, l’infiammazione porta all’obesità e a tutti i danni ad essa correlati (epatosteatosi, insulino-resistenza e diabete, dislipidemia, ipertensione e malattie cardiovascolari), l’alterarsi dei parametri ematici ed il fatto di poter essere classificati come malati di questa o di quell’altra condizione porta ad una terapia. Qual è il paradosso? Disbiosi ed infiammazione che pure giocano un ruolo chiave nel processo patogenetico non vengono ancora considerati come target terapeutici. Così succede di prescrivere delle statine per abbassare il livelli di colesterolo oppure della metformina per ridurre la glicemia.
Se, con un approccio spiccatamente riduzionistico, finiamo con l’interessarci solo di un aspetto per volta (il colesterolo alto o la glicemia oltre i limiti della norma) rischiamo di fare terapie parziali (l’infiammazione intanto va avanti) o addirittura dannose. E se vi dicessi che le statine hanno la capacità, attraverso l’attivazione dell’inflammosoma (un complesso multiproteico citoplasmatico che viene attivato in risposta a segnali di pericolo), di indurre resistenza all’insulina? “Che problema c’è?” direbbe qualcuno … “A quel punto iniziamo a dare la metformina”. Questo ipoglicemizzante orale sarebbe in grado di migliorare la sensibilità all’insulina agendo anche a livello della flora batterica intestinale ma se nel frattempo non si tiene conto dell’infiammazione la malattia progredirà comunque e verrà il giorno in cui bisognerà passare all’insulina.
Più le nostre conoscenze progrediscono e più prendiamo coscienza che il nostro armamentario terapeutico sta divenendo obsoleto. È tempo di inventarsi qualcosa di nuovo!
Bibliografia
- Fredrik Bäckhed. Programming of host metabolism by the gut microbiota. Ann Nutr Metab 2011
- Maziyar Saberi et al. Henatopoietic cell specific deletion of Toll-like receptor 4 amelioretes hepatic and adipose tissue insulin resistance in high fat fed mice. Cell mEtab 2009.
- Patricia Mitchell, Andrè Marette. Statin-Induced Insulin Resistance Trough Inflammasome Activation: Sailing Between Scylla and Charybdis. Diabetes 2014.
- NR Shin et al. An increase in the Akkermansia spp. population induced by metformin treatment improves glucose homeostasis in diet induced obese mice. Gut 2013.
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