Quando sentii parlare per la prima volta di Agricoltura Biodinamica ero una studentessa del corso di Laurea in Scienze Agrarie. Ci venne detto che si trattava di un metodo di coltivazione basato sulle teorie filosofiche del tedesco Rudolf Steiner. Fondatore dell’Antropofisica e autore del libro “Impulsi scientifico spirituali per il processo dell’agricoltura” Steiner riteneva che attraverso il metodo biodinamico fosse possibile dare all’uomo lo stesso nutrimento vitale che era stato dato alla pianta attraverso le radici e la terra.
Mentre alcune pratiche in uso nell’Agricoltura Biodinamica hanno una profonda radice scientifica (penso al sovescio e alla rotazione delle colture) altre difficilmente possono venire decodificate secondo la logica della scienza ufficiale. Di quella lezione mi colpì in particolare la preparazione del corno letame: si tratta di un corno di vacca svuotato e riempito con letame, paglia o altro materiale vegetale. Il corno così preparato viene interrato in autunno e lasciato maturare per diversi mesi. In primavera, una volta dissotterrato, il suo contenuto verrà sparso sul terreno al fine di aumentarne la fertilità.
I preparati biodinamici vengono tutti prodotti a partire da sostanze naturali quali letame, corna bovine, quarzo, fiori di tarassaco, achillea, camomilla, valeriana, ortica, corteccia di quercia, equiseto. Il principio attivo è presente in quantità infinitesimali e sottoposto a un processo di dinamizzazione. Nascono così i preparati da spruzzo: il preparato 500 o corno letame per l’appunto ed il preparato 501, e i preparati da cumulo: preparato 502, preparato 503, preparato 504, preparato 505, preparato 506 e preparato 507.
All’epoca mi sembravano argomenti troppo vaghi e non sarei stata disposta a scommettere sulla loro reale efficacia. Del resto il relatore ce ne parlava solo a titolo di curiosità, non essendo convinto lui stesso dell’utilità del metodo.
Il caso ha voluto che qualche anno più tardi, dopo aver conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia, io cominciassi ad interessarmi di Omotossicologia ritrovando a fondamento di questa pratica medica il concetto delle diluizioni. I detrattori dell’Omeopatia/Omotossicologia negano fermamente che una sostanza presente in diluizioni che vanno ben oltre il numero di Avogadro possa avere un qualche effetto sulla salute dell’individuo.
Fortunatamente a dare credito alla nostra scienza ci viene in aiuto la Fisica Quantistica. Penso alle bellissime lezioni del compianto Prof. Emilio Del Giudice sull’acqua informata e sulla strutture coerenti nei sistemi acquosi.
Oggi sono convinta che l’Agricoltura Biodinamica, attraverso i suoi principi, sia in grado di ottenere piante dalle proprietà terapeutiche, di ripristinare l’agroecosistema e salvaguardare tutte quelle specie animali che rischiano di scomparire a seguito dell’avvelenamento della terra. Attraverso il recupero della struttura umica e colloidale del terreno, l’Agricoltura Biodinamica contribuisce alla riduzione dell’erosione eolica e idrica. In un modello in cui non c’è sfruttamento delle risorse tutte le parti coinvolte traggono vantaggi reciproci. Così ad esempio è possibile salvaguardare la salute degli agricoltori e dei consumatori, azzerando l’impatto ambientale e realizzando minori costi di produzione.
Oggi il termine biodinamica è un marchio commerciale detenuto dalla Demeter International, associazione di coltivatori che si propone di mantenere i medesimi standard tra i coltivatori sia nella fase di produzione che in quella di trasformazione dei cibi.
In Italia esistono circa 300 aziende biodinamiche e i loro prodotti sono tutti certificati con il marchio Demeter e il sigillo “proveniente da agricoltura biodinamica”.
Rincorrendo il progresso e adottando processi produttivi intensivi abbiamo realizzato una profonda dissonanza tra il nostro organismo e il contesto ambientale. Quando abbiamo avviato il Progetto Genoma eravamo convinti che conoscendo la sequenza di tutti i nostri geni saremmo stati in grado di sconfiggere la gran parte delle nostre malattie. Abbiamo poi scoperto l’epigenetica. L’ambiente in cui viviamo, l’aria che respiriamo il cibo che mangiamo sono in grado di modificare l’espressione genica secondo le modalità dell’epigenetica. Mentre la sequenza nucleotidica non subisce variazioni, attraverso la regolazione dei fattori di trascrizioni alcuni geni vengono indotti ad esprimersi, altri possono venire silenziati. In altri termini il nostro aspetto, il modo in cui cresciamo e poi invecchiamo, le malattie che svilupperemo nel corso della vita dipendono non solo dal nostro DNA ma da come questo è indotto ad esprimersi.
Su questa base come non pensare alla responsabilità dell’Agricoltura Intensiva nel determinismo della Celiachia e della Gluten Sensitivity. Alessio Fasano, direttore del Center for Celiac Research presso l’Università del Maryland ritiene che alla base di questa epidemia (il 6% della popolazione mondiale soffre di Gluten Sensitivity) vi sia l’uso prevalente di grani iperconcimati diversi dai grani “gentili” più tollerati e con una quota in glutine del 12% superiore al normale.
Come non pensare poi che il consumo di carne proveniente da allevamenti intensivi e in cui si fa uso di antibiotici e di ormoni possa non interferire con la nostra epigenetica?
Per quanto non esistano prove scientifiche in grado di dimostrare la superiorità dell’Agricoltura Biodinamica vs l’Agricoltura Intensiva, sono convinta che gli insegnamenti di Steiner abbiamo portato ad un cambiamento di paradigma così come in parallelo gli insegnamenti di Reckeweg, fondatore dell’Omotossicologia, abbiano contribuito a creare una visione più completa del processo di cura in Medicina.
Immagino il nostro futuro se saremo in grado di evolvere come specie e se saremo in grado di vivere, osservare e lavorare la terra secondo la saggezza contenuta all’interno della natura stessa ricordando che “la Terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata da Nostri Padri, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”.
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