Aumentare di peso in corso di gravidanza è fisiologico. L’aumento ottimale dipende dallo stato nutrizionale di partenza. In particolare si fa riferimento a peso e statura della gestante e sulla base di questi valori si calcola l’Indice di Massa Corporea (IMC). La formula è la seguente:
IMC = peso (kg)/ (statura (m))2
Si è normopeso se il valore di IMC è compreso tra 18,5 e 25.
Le donne che partono da una condizione di normopeso possono aumentare fino a 16 kg al termine della gravidanza e questo esito dovrebbe essere considerato del tutto normale. Qui di seguito vengono riassunte le linee guida IOM/NRC (Institute of Medicine e National Research Council 2009) che sulla base dell’IMC stabiliscono quale debba essere l’aumento di peso totale.
IMC pregravidico | Aumento di peso totale | Aumento di peso nel secondo e terzo trimestre |
Sottopeso (<18,5 kg/m2) | 12,5-18 kg | 500 g/settimana |
Normopeso (18,5-24,9 kg/m2) | 11,5-16 kg | 400 g/settimana |
Sovrappeso (25,00-29,9 kg/m2) | 7-11,5 kg | 280 g/settimana |
Obesità (˃30,0 kg/m2) | 5-9 kg | 220 g/settimana |
Nelle gravidanze gemellari le donne che partono da una condizione di normopeso prendono 750 grammi a settimana nel secondo e terzo trimestre, dai 16,8 ai 20,5 kg in tutto.
Fabbisogno giornaliero di nutrienti in corso di gravidanza
Durante la gravidanza è importante soddisfare l’aumentato fabbisogno giornaliero di nutrienti senza andare incontro ad un marcato aumento dell’apporto energetico. Pertanto è importante scegliere una varietà di alimenti ricchi di sostanze nutritive, ovverosia densi dal punto di vista nutrizionale. La densità di nutrienti descrive il rapporto tra i nutrienti presenti in un alimento rispetto al suo contenuto energetico. Tra tutti gli alimenti i più densi di nutrienti sono quelli di origine vegetale. È importante allo stesso tempo limitare l’assunzione di calorie dagli zuccheri semplici, dagli amidi raffinati e dai grassi saturi. Questi ultimi non devono superare il 5-10% delle calorie consumate quotidianamente. Il sale dovrebbe essere consumato in quantità moderate, non superiori ai 2,3 grammi al giorno.
Mangiare troppo poco… quali rischi si corrono?
Mangiare in eccesso andando incontro ad una condizione di obesità rappresenta un rischio importante per la salute della gestante e del feto. L’alternativa non può essere quella di mangiare troppo poco… bisogna mangiare il giusto.
Ereditiamo dalla mamma e dal papà il nostro patrimonio genetico. Buona parte delle nostre caratteristiche fenotipiche sono decise già al momento del concepimento. Durante il nostro sviluppo fetale, però, dimostriamo avere la massima plasticità e la massima suscettibilità agli stimoli ambientali. Si parla a tal proposito di Programming Fetale.
Se è vero che l’ambiente per un embrione è la mamma che lo tiene in grembo, il programming fetale può essere interpretato come il tentativo della gestante di preparare la prole ad affrontare gli stressor ambientali. Immaginiamo una mamma che concepisce il suo bambino durante un periodo di carestia. Il ridotto apporto calorico compoterà una serie di adattamenti strutturali, metabolici e ormonali tali per cui alla nascita il bambino sarà capace di resistere alle avversità imposte dalla carestia.
La Natura è sapiente. Non fa nulla che possa danneggiare la sopravvivenza della specie. Il problema sorge quando l’ambiente postnatale non coincide con l’ambiente atteso e per il quale il bambino è stato programmato. Dovremmo immaginare a questo punto una donna che, pur in gravidanza, segua una dieta ad apporto calorico molto basso oppure una donna con una grave iperemesi gravidica (nausea e vomito). Il bambino viene programmato in vista di una restrizione calorica che probabilmente non ci sarà. Nascerà con un appetito maggiore, con una maggiore capacità di tradurre l’apporto calorico in grasso di deposito e avrà, ahimè, una maggiore probabilità di sviluppare nel corso della sua vita obesità, diabete, malattie cardiovascolari.
Programming fetale… l’esempio della Grande Fame Olandese
Durante la seconda guerra mondiale, la parte ovest dei Paesi Bassi fu esclusa dalle forniture alimentari. Dal novembre del 1944 al maggio del 1945 le razioni di cibo erano in grado di fornire dalle 400 alle 800 kilocalorie al giorno. Il menù giornaliero si componeva di sole due patate, una fetta di pane e mezza barbabietola da zucchero. Nonostante le tremende sfide da affrontare in questo periodo di guerra e carestia, un ospedale di Amsterdam ha continuato ad annotare i dati relativi alle visite ospedaliere prenatali e alle dimensioni dei neonati alla nascita. L’analisi di questi dati, estremamente preziosi, ha mostrato che i parametri relativi alla progenie differivano notevolmente a seconda del tempo gestazionale in cui la mamma aveva dovuto affrontare la carestia . Se la privazione di energia e di nutrienti si verificava poco prima del concepimento e durante il primo trimestre di gravidanza maggiore era l’incidenza delle cosiddette malattie non trasmissibili (obesità, diabete, patologie cardiovascolari) nel corso della vita adulta. Non succedeva così nel caso in cui l’esposizione alla fame avveniva a gravidanza inoltrata.
Cosa succede al feto se mangi troppo poco?
La teoria del Fetal Programming è stata elaborata per la prima volta da Barker negli anni ’80. Secondo questo Autore in caso di basso apporto calorico il sangue viene veicolato principalmente al cervello, organo principe. Gli altri organi e tessuti devono adattarsi subendo alterazioni strutturali, metaboliche, endocrine. Tra i fenomeni più importanti e meglio studiati ci sono quelli qui di seguito riportati.
- I cambiamenti metabolici: la restrizione calorica porta il feto a bruciare le proprie riserve per ottenere l’energia necessaria a continuare il processo di crescita. Si parla di switch metabolico verso il catabalismo a scapito dei processi anabolici (di costruzione di organi e tessuti).
- La redistribuzione del flusso ematico: se l’energia è contata bisogna proteggere il cervello (brain-sparing). Gli altri organi dovranno accontentarsi del poco che resta. Questa posizione privilegiata del cervello è garantita dal rimaneggiamento del letto vascolare in modo da ridurre il flusso alla periferia. È importante precisare che ciascun tessuto va incontro in un ben preciso momento della vita intrauterina ad un’aumentata divisione cellulare. Si parla di periodo critico di accrescimento. Se, durante il periodo critico, l’apporto nutritivo non è sufficiente il tasso di divisione cellulare rallenta a spese del numero totale di cellule di quel tessuto che resterà per sempre sottodimensionato. Questo fenomeno può interessare:
- i muscoli;
- il fegato;
- il cuore.
- I cambiamenti endocrini: a fronte di un ridotto apporto calorico della gestante si riducono i livelli di insulina e di IGF-1 (Insulin like Growth Factor-1). Si tratta dei due principali ormoni responsabili della crescita fetale. Un rallentato accresciemento nelle fasi avanzate della gravidanza porta ad una sproporzione nelle dimensioni degli organi (si parla di ritardo di crescita intrauterina asimmetrico – IUGR asimmetrico). Aumenta invece la concentrazione di cortisolo che contribuisce ad aumentare la pressione arteriosa.
Questi fenomeni rappresentano l’inizio di una deriva che porterà ad un incremento dei livelli ematici di colesterolo LDL e di fibrinogeno (per via della ridotta crescita del fegato), ad un incremento dei valori pressori (stante la ridotta estensione del letto vascolare aumentano le resistenze periferiche mentre d’altro canto le arterie risultano meno elastiche).
I dati statistici dimostrano che i bambini che al termine della gravidanza presentano un basso peso hanno un rischio aumentato di andare incontro nel corso del tempo allo sviluppo di malattie cronico-degenerative: obesità, diabete, malattie cardiovascolari.
Conclusioni
In corso di gravidanza mangiare nelle giuste quantità alimenti ad alta densità nutrizionale garantendo un adeguato apporto calorico, di macronutrienti e di micronutrienti è l’azione a più alto impatto sulla salute del nascituro.
Riferimento bibliografico
Kwon EJ, Kim YJ. What is fetal programming?: a lifetime health is under the control of in utero health. Obstet Gynecol Sci. 2017 Nov;60(6):506-519.
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