Come si esce dal lungo periodo della quarantena? Come si esce, se dall’oggi al domani si è dovuto decidere di interrompere l’attività in palestra, la corsa su strada, la spesa fatta in un certo modo, gli incontri mensili con il nutrizionista? Come si esce se l’interruzione di una quotidianità frenetica ci ha dato più tempo per meditare… su quanto di diverso potremmo pretendere per far sì che la nostra vita sia di qualità migliore?

Perché se in questi ultimi mesi ci hanno pensato i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri a porre limitazioni alla nostra libertà… nell’ordinario ciascuno di noi è piuttosto abile a costruirsi intorno una bella gabbia la cui impalcatura è fatta da ciò che desiderano gli altri piuttosto che da ciò che desideriamo noi. E allora anche un episodio drammatico e inaspettato come un’epidemia di proporzioni mondiali (con il suo carico di morti, di incertezze, di sbagli, di complottismi…) può trasformarsi in una “awakening experience”, un’esperienza di risveglio.

Cosa c’entra questo con la dieta? Cosa c’entra allora la dieta con la nostra autostima, con l’idea di essere accettati, apprezzati, giusti, realizzati? Tutto c’entra. Penso a colui o a colei che aveva avuto giusto il tempo di mettersi a posto con la coscienza: il consulto con la nutrizionista, l’adozione di un regime alimentare corretto, l’attività fisica (in palestra, con il personal trainer, all’aria aperta)… Dato tutto questo, magari, stavano già arrivando i primi risultati. E poi, fine… Costui o costei avrebbero potuto continuare la dieta anche in quarantena, avrebbero potuto allenarsi in casa… avrebbero potuto… ma non l’hanno fatto…

Perché? Scarsa volontà, direbbe qualcuno. Nulla a che fare, dunque, con il tono dell’umore deflesso legato alle difficoltà economiche, al dover sostituirsi agli insegnanti dei propri figli, alla paura di ammalarsi, alla perdita di contatto con il mondo esterno? Secondo voi?

E adesso che piano piano stiamo uscendo dal nostro spazio confinato… ecco, adesso, da dove ricominciamo? Da dove consiglierei di “ricomiciarsi” alla mia cara paziente che mi scrive così:

Sono una nullità… non sono riuscita ad iniziare… Ho sempre fame, sto nuovamente sotto terra fisicamente e mentalmente. Mi attacco a tutto…

Proprio mentre scrivo ho sotto mano il bellissimo libro di Rollo May , L’arte del counseling. In questo libro il celebre analista americano mette tutta la sua esperienza clinica ed umana al servizio del terapeuta che come me si trova nella condizione di condurre colloqui che coinvolgono temi personali, privati ed emotivamente significativi per l’interlocutore. Cosa c’è di più emotivamente significativo che parlare del rapporto con il proprio corpo, del rapporto con il cibo, del rapporto con gli altri? Ebbene sì, nello studio del nutrizionista spesso e volentieri si versano lacrime. Scrive il grande Rollo May:

Che cos’è un essere umano? … Un uomo è qualcosa di più del corpo che possiede, del lavoro che svolge, della posizione sociale che occupa e una donna è qualcosa di più dell’essere madre, dell’avere del fascino e dello svolgere un certo lavoro. Si tratta solo di alcuni aspetti con i quali esprimiamo noi stessi. La totalità di questa espressione è il riflesso esterno di quella struttura interna che noi chiamiamo, in modo alquanto vago, “personalità”.

La personalità è il realizzarsi del processo della vita di un individuo libero, socialmente integrato e psicologicamente consapevole.

Dunque alla mia cara paziente direi proprio questo… anzi questo ho detto. Si ricomincia prima di tutto diventando psicologicamente consapevoli. Dobbiamo pretendere di essere consapevoli di quelli che sono i traini che ci spingono a fare le cose. E allora anche in merito alla dieta potrei fare un elenco di traini giusti e di traini sbagliati… la cosa curiosa è che se i traini sono giusti anche la dieta è quella giusta.

Traini sbagliati del mettersi a dieta

  1. Lo faccio per mio marito/mia moglie che non mi fa più complimenti come un tempo;
  2. lo faccio per i miei bambini che non devono vergognarsi di avere una madre/un padre obesi;
  3. lo faccio perché sul posto di lavoro c’è una grande pressione riguardo all’aspetto fisico;
  4. lo faccio per far morire d’invidia i miei amici/nemici;
  5. lo faccio perché ho paura di invecchiare/morire;
  6. lo faccio perché l’aspetto fisico è l’unica mia cosa di valore, non ho grande fiducia nella mia intelligenza e in altre eventuali qualità (notizia shock: siamo tutti dotati di pari intelligenza… il problema è che alcuni non la usano).

Se questi sono i motivi per i quali scegliamo di metterci a dieta… il più delle volte una dieta vale l’altra… tant’è che poi chi ragiona così le diete le ha fatte praticamente tutte. E continua ad informarsi in tempo reale così da non farsene sfuggire nessuna.

Traini corretti del mettersi a dieta

  1. Lo faccio perché sono convinta/convinto dell’importanza di una sana alimentazione;
  2. Lo faccio perché se mangio bene riesco a pensare meglio, a dormire meglio, a lavorare meglio;
  3. Lo faccio perché quando mangio bene sento più energia;
  4. Lo faccio perché sono convinta/convinto che la sana alimentazione sia la prima vera forma di prevenzione/terapia;
  5. Lo faccio perché mi voglio bene, e mi voglio bene indipendentemente da quanto peso e da quale taglia indosso;
  6. Lo faccio perché l’ho deciso io e la mia decisione non ha a che fare con il giudizio degli altri;
  7. Lo faccio per me!

Ecco cosa dovremmo ripeterci come un mantra: lo faccio per me, lo faccio per me, lo faccio per me… 10, 100, 1000 volte!

Sono convinta che se ciascuno di noi fosse davvero in grado di trattarsi nel modo migliore possibile questo sarebbe un mondo migliore. Se ve lo hanno insegnato quando eravate piccoli allora siete diventati degli adulti felici e in grado di donare gioia alle persone intorno a voi. Ma se non siete tra questi fortunati, allora potete sempre diventarlo “fortunati” RICOMINCIANDOVI* da qui!

 

* Oltre a Rollo May, sto leggendo anche LA VITA INIZIA DOVE FINISCE IL DIVANO di Veronica @Spora Benini e l’espressione “mi ricomicio” mi piace troppo 😉

 

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