L’obesità viene oggi considerata alla stregua di una malattia epidemica di dimensioni planetarie. È
stato calcolato che più del 35% della popolazione mondiale é in sovrappeso e di questo circa 1/3 é affetto da obesità. Il costante e preoccupante aumento della popolazione in sovrappeso rende questa condizione
stato calcolato che più del 35% della popolazione mondiale é in sovrappeso e di questo circa 1/3 é affetto da obesità. Il costante e preoccupante aumento della popolazione in sovrappeso rende questa condizione
un’emergenza sanitaria dai costi sociali ed economici difficilmente calcolabili.
L’Indice di Massa Corporea (IMC) (o BMI – Body Mass Index nella terminologia anglosassone) mette in rapporto il peso (espresso in chili) con la superficie corporea (statura elevata al quadrato). Si parla di sovrappeso quando questo indice é uguale o superiore a 25 e di obesità quando é uguale o superiore a 30.
Tra le varie strategie messe in campo nella lotta contro l’obesità vi è quella del palloncino intragastrico.
Il palloncino intragastrico è uno degli approcci seguiti dalla chirurgia bariatrica.
Che cos’è la chirurgia bariatrica? Questa è la prima domanda che poniamo al nostro esperto, il Dott. Gennaro Pizzuto, Specialista in Chirurgia Generale ed esperto in Endoscopia Digestiva e in Malattie dell’Apparato Digerente.
La chirurgia bariatrica é, ad oggi, ove non vi siano controindicazioni, l’approccio più efficace nel trattamento dell’obesità, in particolare nell’obesità patologica dove l’IMC é uguale o superiore a 40. Esistono essenzialmente due tipologie di interventi:uno di tipo restrittivo che riduce la capacità della cavità gastrica di contenere cibo, l’altro di tipo malassorbitivo che riduce la capacità dell’apparato digerente di assorbire sostanze nutritive.È opportuno sottolineare che in ambedue i casi è necessario un corretto ed adeguato regime alimentare controllato dal nutrizionista. Tuttavia le ben definite indicazioni a questo tipo di approccio, le complicanze legate alla chirurgia stessa e i costi elevati, limitano il numero di pazienti che possono giovarsi di questo trattamento.
Dunque il tipo di intervento viene deciso caso per caso ed è comunque importante fare riferimento ad un ben preciso regime alimentare. E allora la seconda domanda che poniamo al Dott. Pizzuto è la seguente: quali possono essere i motivi che portano all’impianto del palloncino intragastrico?
Se consideriamo che con la sola dieta più del 90% dei soggetti obesi non riesce a risolvere in maniera soddisfacente i problemi dovuti all’eccesso di peso allora si comprende l’utilità di questo approccio non chirurgico. Il palloncino intragastrico può essere di ausilio al nutrizionista che prescrive un regime alimentare controllato e che incontra come principale difficoltà la mancanza di compliance da parte del paziente. Inoltre il palloncino intragastrico amplia le possibilità di trattare l’obesità in quei soggetti che non vogliono affrontare i rischi di un intervento chirurgico vero e proprio oppure che presentano una controindicazione, relativa o assoluta, alla chirurgia. Questa opzione può essere valutata oltre che come alternativa alla chirurgia bariatrica anche come procedura ponte per ottenere un calo ponderale in preparazione ad interventi chirurgici non solo per l’obesità ma anche per patologie di altri apparati (per esempio osteoarticolare e cardiovascolare) al fine di ridurre il rischio operatorio e per migliorare il decorso post-operatorio e la prognosi a medio-lungo termine.
Fin qui tutto chiaro. La domanda che segue è d’obbligo: si tratta di una procedura sicura?
Da oltre 30 anni questo presidio denominato “bolla endogastrica” e più comunemente conosciuto come “pallone endogastrico” è in uso a supporto della terapia nutrizionale volta alla correzione dell’obesità. Il palloncino endogastrico ha avuto nel tempo una naturale evoluzione subendo una serie di modifiche in relazione alle esperienze maturate, alle nuove acquisizioni tecniche (che riguardano in particolare i materiali e lo strumentario da utilizzare) e a conoscenze più approfondite di anatomia e di fisiopatologia. Questo approccio è oggi caratterizzato da procedure reversibili e ripetibili, con complicanze prevalentemente di tipo minore ed è indicato anche in pazienti in semplice sovrappeso (con IMC da 27 in su). In questi casi si riconosce al palloncino intragastrico la validità nel trattamento di comorbidità come l’ipertensione arteriosa, le dislipidemie, il diabete mellito di tipo 2, le malattie cardiovascolari.
Qual è il principio in base al quale il palloncino intragastrico è in grado di indurre il dimagrimento?
La presenza di questo pallone nello stomaco riduce la capacità della cavità gastrica limitando di conseguenza la quantità di cibo che può essere ingerita. Il palloncino rallenta inoltre lo svuotamento gastrico contribuendo al senso di sazietà.
Esiste una sola tipologia di palloncino intragastrico oppure ne esistono di diversi tipi?
Dal 1994 sono stati realizzati essenzialmente 3 dispositivi di questo tipo e quello di prima generazione è ancora oggi il più diffuso. Si tratta di un pallone in silicone, di forma sferica, che viene posizionato sgonfio nello stomaco con procedura endoscopica in sedazione e, una volta riempito con 600 ml di liquido, ne occupa la porzione corpo-antrale. La procedura viene eseguita in regime di ricovero per la necessità di tenere il paziente completamente a digiuno e di trattarlo con terapia endovenosa per almeno due giorni dopo l’impianto. Il trattamento ha una durata di 6 mesi e anche la rimozione avviene per via endoscopica. Il protocollo di studio preliminare prevede un’esofagogastroduodenoscopia per escludere patologie gastriche.Non è invece più in commercio già da anni il dispositivo di seconda generazione. Era stato pensato per ridurre i disagi dovuti alla presenza di un corpo estraneo così voluminoso all’interno della cavità gastrica e, soprattutto, per essere impiantato ambulatorialmente senza ricovero e senza manovre endoscopiche.La bolla endogastrica di ultima generazione, in Italia da circa due anni, é un’evoluzione delle due precedenti. Dalla prima ha mutuato il volume ed il liquido con cui viene riempita mentre dalla seconda i materiali e la procedura ambulatoriale per l’impianto. Il protocollo di studio preliminare non prevede esofagogastroduodenoscopia se non quando indicata dall’anamnesi e dall’esame clinico. Questo dispositivo viene impiantato deglutendo una capsula delle dimensioni di una grossa compressa che, una volta giunta nella cavità gastrica e riempita con 560 ml di liquido, assume la forma di un pallone ellissoidale che va ad occupare la porzione corpo-antrale dello stomaco. Il trattamento dura 16 settimane e l’eliminazione avviene per via naturale sotto la spinta della peristalsi intestinale. La caratteristica che differenzia questo dispositivo dai precedenti è infatti la presenza di una valvola che dopo 16 settimane (+/-2) va incontro ad autolisi. In 24/48 ore il palloncino si svuota completamente del suo liquido e questo rende possibile la sua eliminazione spontanea. Nella nostra esperienza in meno del 5% dei casi il pallone é stato rimosso con una procedura endoscopica.
Il palloncino intragastrico di ultima generazione garantisce dunque buoni risultati con minor disagio per i pazienti, è così Dott. Pizzuto?
Nella mia casistica personale il pallone endogastrico di ultima generazione é risultato essere efficace, sicuro e con complicanze solo di tipo minore, peraltro tutte trattate a domicilio. Per l’assenza di procedure endoscopiche, per le caratteristiche ambulatoriali della procedura di impianto e per l’eliminazione spontanea attraverso l’attività intestinale, a parità di efficacia, questo dispositivo potrebbe costituire il trattamento di scelta in tutti quei pazienti che per motivazioni personali o per condizioni obiettive non sono candidabili ad altri trattamenti.
Ringrazio il Dott. Gennaro Pizzuto per l’esauriente spiegazione. Da medico che si occupa di nutrizione comprendo la valenza di una simile procedura. Nelle persone obese il fallimento dell’approccio dietoterapico è spesso legato al forte senso di fame. A poco vale in alcuni casi la buona volontà. Alla base della fame non ci sono soltanto motivi psicologici. Lo stomaco è dilatato e difficilmente raggiunge il senso di ripienezza che si associa a sazietà. Alla luce delle mie esperienze mi sono convinta del fatto che l’impianto del palloncino nella fase iniziale del programma di dimagrimento può avere una grande valenza rieducativa. Una volta che il palloncino verrà eliminato la bilancia segnerà circa 16 kg in meno e sarà più facile mantenere una certa disciplina.
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