Omocisteina, che cos’è?
L’omocisteina è un amminoacido solforato. Non è presente in ciò che mangiamo ma lo produciamo noi stessi come intermedio metabolico della reazione di trasformazione della metionina in cisteina. L’accumulo di questo amminoacido nel sangue, condizione nota come iperomocisteinemia, rappresenta un fattore di rischio per la salute del nostro cuore e delle nostre arterie. L’omocisteina è infatti dotata di un elevato potere pro-ossidante. Proprio in virtù della sua potenziale pericolosità l’omocisteina va opportunamente smaltita. Sono ben quattro i processi biochimici preposti a questo scopo.
- Il primo processo biochimico è quello che converte l’omocisteina in metionina e che vede il coinvolgimento della vitamina B12 o cianocobalamina. La vitamina B12 dona un gruppo metile in questa reazione catalizzata dalla metionina-sintasi. Un deficit di vitamina B12 potrebbe compromettere l’efficacia di questa via metabolica.
- Il secondo processo biochimico è legato all’acido folico che fa da donatore di gruppi metilici e all’azione dell’enzima metil-tetraidro-folato (MTHF).
- Il terzo processo è legato invece alla betaina che dona un gruppo metilico all’omocisteina grazie all’azione dell’enzima betaina-omocisteina-metil-transferasi (BHMT).
- Il quarto processo consiste nella transulfurazione in cistationina ad opera della cistationina b-sintasi in una reazione irreversibile dipendente dalla vitamina B6 (o piridossal-5-fosfato). In presenza di adeguate quantità di vitamina B6 il 50% di tutta l’omocisteina viene convertita in cistationina. La cistationina viene a sua volta convertita in cisteina e questa partecipa assieme all’acido glutammico e alla glicina alla sintesi del glutatione, il più potente degli antiossidanti prodotti dal nostro organismo!
Di fronte a questo complesso apparato enzimatico finalizzato allo smaltimento dell’omocisteina viene proprio da pensare che l’organismo ce la mette tutta per eliminare l’eccesso di questa molecola e deve avere i suoi buoni motivi! E con riferimento al processo di transulfurazione in cistationina, alla sintesi di cisteina prima e di glutatione poi… vien da dire che l’organismo è molto intelligente perché riesce a ricavare un potente antiossidante (il glutatione) dallo smaltimento di una molecola pro-ossidante (l’omocisteina)!Per analogia è come avere un eccellente sistema di riciclaggio dei rifiuti!
Mentre la betaina dona gruppi metilici solo nell’ambito della reazione che porta da omocisteina a metionina ci sono altre molecole nell’organismo che si comportano come “donatori universali”. Tra queste è da citare il SAMe o S-adenosil-metionina.
Ma perché la donazione di gruppi metilici è così importante da avere più molecole in grado di assolvere a questo compito? Grazie alla metilazione non solo è possibile convertire l’omocisteina in metionina (cosa buona e giusta) ma è anche possibile riparare il DNA danneggiato oppure sintetizzare ormoni, neurotrasmettitori e molecole di vitale importanza per il buon funzionamento dell’organismo (creatina, carnitina, ormoni steroidei, poliammine, melatonina e amine biogene). A facilitare la cessione del gruppo metilico dalla molecola che fa da donatore (metionina, colina, betaina, SAMe) a quella che fa da accettore contribuiscono i cosiddetti fattori di metilazione (vitamine B12, B6, acido folico o vitamina B9, zinco).
Omocisteina alta, sintomi
I guai cominciano quando le vie metaboliche di smaltimento dell’omocisteina si saturano oppure quando siamo in presenza di una carenza di vitamine B12, B6 e di acido folico. A questo punto la concentrazione intracellulare di omocisteina cresce fino a che questo amminoacido non comincia a riversarsi nel torrente circolatorio dove si lega alle proteine plasmatiche. L’iperomocisteinemia è dannosa di per sé per via delle proprietà pro-ossidanti dell’omocisteina ma è anche la spia del fatto che il processo di metilazione sta avvenendo in maniera inefficiente. Una carente capacità metilante sta a significare che non sarà possibile riparare il DNA danneggiato, oppure sintetizzare ormoni, neurotrasmettitori e altre molecole fondamentali per il buon funzionamento dell’organismo.
Ed ecco che si sta male con una serie di segni e sintomi che non hanno a che fare solo con il cuore o con il sistema cardiovascolare. Numerosi rilievi epidemiologici hanno documentato la correlazione tra iperomocisteinemia e morbo di Alzheimer, tumori, manifestazioni trombo-emboliche, aterosclerosi, malattie cardiovascolari, insufficienza cardiaca congestizia, ictus, emicrania, perdita dell’udito, osteoporosi , degenerazione maculare, aborto spontaneo, malformazioni fetali (spina bifida), ritardo o diminuzione dell’intelligenza nei bambini in età scolare e patologie che hanno a che fare con il Sistema Nervoso Centrale (ansia, depressione, disturbi psicogeni).
Omocisteina e rischio cardiovascolare
L’iperomocisteinemia è stata inserita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) tra i fattori di rischio cardiovascolari e vascolari periferici. Questa molecola è in grado di innescare reazioni che culminano con la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS, Reactive Oxygen Species), i famosi radicali liberi. Le ROS sono molecole instabili a causa della presenza di una singola carica negativa sull’orbitale più esterno. La loro elevata reattività fa sì che possano danneggiare le pareti dei vasi predisponendole alla formazione della placca ateromatosa. L’omocisteina tende inoltre ad aggregarsi alle lipoproteine LDL. Tale complesso viene fagocitato dai macrofagi che si trasformano in cellule schiumose o foam cells. A questo punto la parete del vaso è danneggiata ed in più sono presenti le cellule schiumose. Da qui alla formazione della placca è un attimo!
Omocisteina, valori normali
La gran parte dei laboratori considerano normali valori plasmatici di omocisteina fino a 12-15 mmol/L quando ci sono evidenze che già valori pari a 10 mmol/L raddoppiano la possibilità di sviluppare malattie cardiovascolari! L’obiettivo salutistico è quello di portare i livelli di omocisteina al di sotto di 8 mmol/L!
Omocisteina alta
L’omocisteina tende ad alzarsi nei seguenti casi:
- carenza di acido folico;
- carenza di vitamina B12;
- carenza di vitamina B6;
- tabagismo;
- eccessivo consumo di caffè e di bevande alcoliche;
- esposizione cronica all’inquinamento atmosferico;
- ipotiroidismo;
- psoriasi;
- lupus eritematoso sistemico;
- artrite reumatoide;
- utilizzo di farmaci quali metotrexate, carbamazepina, fenitoina, isoniazide e inibitore delle Cox-2.
Come ridurre l’omocisteina
Se l’obiettivo è quello di abbassare i livelli ematici di omocisteina bisognerà dunque intervenire sui fattori ambientali e comportamentali oltre a optare per un’opportuna integrazione:
- evitare un consumo elevato di alimenti con alto contenuto in metionina quali carne rossa e latticini;
- svolgere una regolare attività fisica;
- eliminare il consumo di alcool e il tabagismo;
- valutare l’opportunità di assumere integratori a base di
- vitamine del gruppo B;
- betaina (TMG) e colina;
- N-acetil-L-cisteina (NAC);
- S-adenosilmetionina (SAMe);
- taurina.
Alcune forme di iperomicisteinemia hanno una base genetica ma anche in questi casi vale la pena mettere in atto una strategia integrata che preveda il ricorso agli integratori, alle opportune scelte alimentari e ad uno stile di vita protettivo. Solo attraverso la conoscenza potremmo essere artefici della nostra salute.
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